JUVENTUS – ROMA 0-0
Torino, Stadio Comunale, 10.05.1981
28ª Giornata di Campionato
JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini; Furino,
Gentile, Scirea; Marocchino (81’ Verza), Prandelli, Causio; Brady, Fanna – All. Trapattoni
ROMA: Tancredi, Spinosi, Maggiora; Turone,
Falcao, Bonetti; Conti, Di Bartolomei, Pruzzo; Ancelotti, Scarnecchia - All. Liedholm
ARBITRO: Bergamo di Livorno
CLASSIFICA: Juventus p. 40; Roma p. 39; Napoli p.
38; Inter p. 33; Fiorentina p. 30; Bologna, Catanzaro p. 28; Cagliari p. 26; Torino p. 25; Ascoli
p. 24; Avellino, Como p. 23; Brescia, Udinese p. 22; Perugia, Pistoiese p. 16
CRONACA: Juve e Roma si sono tolte un punto a
testa e ora devono temere il ritorno di un indomito Napoli che ha Como ha rilanciato se stesso e un
campionato che non vuol finire mai. Questo il verdetto dell’incontro di Torino che ha avuto un solo
vincitore, la rabbia. Una partita già avvelenata dalle polemiche della vigilia, che è stata
affrontata dai giocatori con un furore agonistico che ha avuto ben pochi precedenti nella stagione.
Il livore, la cattiveria, la violenza gratuita con la quale i giocatori si avventavano gli uni
contro gli altri ha fatto temere spesso che la giornata degenerasse in atti ancora più inconsulti
di quelli che si svolgevano in campo e che andavano ben oltre i limiti del regolamento e dell’umana
sopportazione. Con il rischio che il clima di elettricità instaurato sul terreno entrasse in
dirompente contatto con un pubblico (quello juventino) certamente non molto sereno. Dopo neppure
10” Furino entrava a valanga su Falcao stendendolo a terra con una determinazione che lasciava di
stucco. Era solo il segnale di inizio di un vero e proprio rodeo che per almeno un’ora ha visto
coinvolti in azioni brutali quasi tutti i protagonisti. Ed era anche la spia puntuale dello
stato d’animo esagitato di un giocatore che aveva perso la testa prima di entare in campo. Già
ammonito, Furino sarà poi espulso al 62’ per un’entrata “assassina” su Maggiora che ha lasciato
smarriti gli stessi tifosi di parte. Proprio l’uscita dal terreno di gioco di Furino ha chiuso
questo periodo indegno di scontri senza esclusione di colpi, come l’assenza dell’elemento più
turbolento avesse placato le acque. E così nell’ultima mezz’ora hanno fatto capolino timidamente
sprazzi di bel gioco e qualche occasione da rete.
Nell’ora precedente Bergamo era stato costretto ad ammonire ben
otto giocatori senza poter evitare a pochi minuti dalla fine del primo tempo una gazzarra generale
con spinte, testate, calcioni che pretendevano maggiore severità. Mai visto giocare protestare
anche per un calcio di punizione fischiato a proprio favore, altri che aspettavano che l’arbitro
voltasse le spalle per picchiarsi di santa ragione. E’ stato un vero miracolo se la partita è
andata in porto, tutto sommato, con discreta regolarità.
Dicevamo che questo primo spareggio-scudetto ha visto tutte e due
le squadre perdenti (specie nei confronti del Napoli): la Juve perché assalita da sacro furore
credendo forse di dover realizzare chissà quali vendette, ha interpretato una partita acre, ma
proprio per questa priva praticità e pericolosità all’attacco. Alla vigilia si prospettava
l’ipotesi di una squadra ancora più caricata sul piano psicologico dalle assenze di Tardelli e
Bettega. La verità è che le assenze si sono avvertite in pieno e che i bianconeri hanno solo perso
lucidità e calma nel desiderio di strafare. Ed è qui la loro colpa maggiore: hanno dato battaglia,
quando dovevano spuntarla solo sul piano della tecnica.
La Roma ha perso il suo punto soprattutto quando, nell’ultima
mezz’ora, pur venendosi a trovare in superiorità numerica, non è riuscita a dare il colpo di grazia
all’avversario. Turone di testa in tuffo al 74’ era riuscito a battere Zoff, ma il guardalinee
sull’appoggio sempre di testa di Pruzzo al compagno, aveva già alzato la bandierina segnalando il
fuorigioco e Bergamo non aveva potuto non prenderne atto. Tutta qui la produzione offensiva dei
giallorossi (si può aggiungere un timido colpo di testa di Conti che “passava” la palla a Zoff) che
per altro verso sbilanciandosi maggiormente in avanti, offrivano per la prima volta ai bianconeri
spazi invitanti in difesa. E così alla fine è stata proprio la Roma a rischiare di farsi infilare
in contropiede. C’è voluta tutta la dabbenaggine di Fanna che, tutto solo, non ha agganciato uno
splendido invito di Cabrini o la bravura di Tancredi che proprio sul finire ha deviato un tiro
violento dello stesso Fanna, a consentire di uscire dal Comunale almeno con un punto. Resta
comunque il rammarico per non essere riuscita a far risultato pieno in una occasione irripetibile.
Evidentemente la coperta di Liedholm è corta. Quando l’ha tirata indietro, un po’ come aveva fatto
all’andata all’Olimpico, la squadra aveva completamente imbavagliato le manovre d’attacco della
Juventus che, dal suo canto, aveva difficoltà ad annullare l’isolato Pruzzo con Gentile. Quando
l’ha portata in avanti, nel tentativo di sfruttare la superiorità numerica, ha scoperto
pericolosamente Tancredi. Liedholm aveva anche tentato di sorprendere Trapattoni con l’arma Conti.
L’ala infatti non veniva impiegata sulla fascia destra come si presupponeva, ma veniva spedita
spesso a sinistra alle spalle di Pruzzo e Scarnecchia in un tentativo scoperto di raddoppio di
sfondamento. Cuccureddu e Gentile impegnati dalle due punte e in mezzo doveva infilarsi a sorpresa
Conti, Trapattoni ha risposto mettendo in quella zona Furino. Ma chiaramente questi espedienti
tattici sono stati travolti dalla brutalità della partita dalla quale si sono salvati solo Falcao e
Causio.
Se la Roma ha dimostrato di avere poche frecce al proprio arco
quando deve cautelarsi in difesa o quando gli bloccano Pruzzo, la Juve non può fare a meno né di
Tardelli né di Bettega per esprimere in pieno quel gioco che l’ha giustamento portata in testa alla
classifica. Ieri Prandelli ha fatto rimpiangere il compag no sia perché non è riuscito ad
imbrigliare almeno in parte un mobilissimo Falcao e sia perché non ha dato costrutto all’azione
d’attacco. Per sua sfortuna ha anche fallito una clamorosa palla gol su cross di Cabrini. Causio
invece ha giocato con sorprendente chiarezza di idee, riducendo anche al minimo gli errori. Si
vedeva chiaramente che cercava invano la testa di Bettega ed è risultata questa la più grossa
lacuna nella manovra juventina. Marocchino a Fanna giocavano larghi e non c’era nessuno che facesse
da punto di riferimento al centro. Si è passati da un Bettega che faceva danno perché calamitava
ogni azione della squadra nel ristretto imbuto centrale, ad uno schieramento con un grosso buco in
attacco e che non trova altri sbocchi per la sua manovra. L’ideale era appunto l’ultima versione
con Bettega che faceva da “punta civetta” e permetteva a Marocchino e gli altri di sfruttare i
varchi che lui apriva. Ieri le due punte hanno fallito in pieno la prova, Brady è stato assorbito
in un oscuro lavoro di centrocampo e non ha potuto ergersi, come in altre occasioni, a uomo partita
e Causio ha trovato scarsa collaborazione.
Adesso a Napoli la Juve riavrà Tardelli ed è questo un grosso
acquisto (perderà però Furino), ma all’assenza di Bettega, in funzione tattica per l’attacco, da
quanto si è visto, non potrà porre rimedio facilmente. La Roma invece anche se sarà falcidiata da
squalifiche (le ammonizioni di ieri peseranno parecchio) non dovrebbe aver problemi contro la
Pistoiese. Con la prima in maggiori difficoltà, prende sempre più piede l’ipotesi di uno spareggio
finale. E forse sarà più giusto così. – da La Gazzetta dello Sport del 11.05.1981