06.03.1983

ROMA - JUVENTUS 1-2

Maglie Roma Juventus 1982/83

ROMA - JUVENTUS 1-2

Roma, Stadio Olimpico, 06.03.1983
22ª Giornata di Campionato

 

RETI: 62’ Falcao (R); 83’ Platini (J); 86’ Brio (J)

 

ROMA: Tancredi, Nappi, Vierchowod; Righetti U., Falção, Nela; Valigi, Ancelotti, Pruzzo (58’ Iorio); Di Bartolomei, Conti B. – All. Liedholm

 

JUVENTUS: Zoff, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi P.; Platini, Boniek (62’ Marocchino) – All. Trapattoni

 

ARBITRO: Barbaresco di Cormons

 

CLASSIFICA: Roma p. 31; Juventus p. 28; Verona p. 27; Fiorentina, Inter, Torino p. 25; Udinese p. 23; Sampdoria p. 22; Genoa p. 21; Avellino p. 20; Ascoli, Cagliari, Pisa p. 19; Cesena p. 18; Napoli p. 17; Catanzaro p. 13

 

CRONACA: Un colpo al cuore! Roma, lo splendido pubblico che gremiva e colorava di fantasmagorici coriandoli giallorossi l’Olimpico, Liedholm in panchina, Falcao che aveva appena segnato un gol che avresti giurato storico, i giocatori romanisti, tutti sono stati freddati da due colpi di fucile a canne mozze sparato in pieno petto da una Juve forse ancor più rapace che brava, più crudele che autoritaria. Due gol, segnati in rapida successione, nel brevissimo intervallo di 3’ in un arroventato finale di partita, hanno letteralmente strappato dalla maglia della Roma uno scudetto che la squadra giallorossa sentiva di avere ormai definitivamente conquistato. Il calcio, a volte, sa essere anche spietato ed esaltante insieme, a seconda della visuale e dei sentimenti di chi era presente ieri all’Olimpico. Ma non c’è nulla più delle crude cifre a rendere almeno l’idea di ciò che è successo tra Roma e Juve, del capovolgimento totale di una partita che in pochi istanti ha girato le spalle ad una squadra per tuffarsi tra le braccia dell’altra. Al 62’ , con il gol di Falcao, la Roma veniva a trovare con ben 7 punti di vantaggio sulla Juve, all’86’ il gol di Brio portava i bianconeri a sole tre lunghezze dai rivali. In pochi minuti erano stat annullati ben 4 punti di distacco. Da un campionato finito, si passava ad un campionato tutto da giocare.

Ma è bene descriverli questi tre gol che resteranno a lungo nella memoria della gente e che potranno anche essere decisivi per le sorti della stagione in corso. Si era al 17’ della ripresa, quando Gentile fermava fallosamente Conti a trequarti campo, mentre i giocatori discutevano e  mentre la panchina stessa della Juve era distratta perché stava predisponendo il cambio di Boniek con Marocchino, l’ala giallorossa batteva con rapidità la punizione: lunga parabola che spioveva al centro dell’area bianconera. Falcao, lasciato incustodito, saltava bene, sfiorava la palla di testa e sorprendeva Zoff (che si lanciava in tuffo con lieve ritardo). La folla dell’Olimpico esplodeva in un boato impressionante, mentre il brasiliano correva incontro ai tifosi per rispondere al loro entusiasmo. Passiamo al 38’. Nel frattempo c’era stata al 28’ una splendida azione di Ancelotti che aveva consegnato un ottimo pallone a Iorio spostato sulla destra (il giovanotto era appena entrato a sostituire Pruzzo infortunato). La punta correva verso il fondo, vanamente inseguito dai difensori  bianconeri, e invece di appoggiare il pallone indietro a Falcao, appostato vicino alla porta di Zoff, tentava il tiro diretto: la palla “pizzicava” il primo palo, oltrepassava il portiere e attraversava tutto lo specchio della porta, perdendosi lontano. Una ghiotta occasione per il 2-0. Ma ritorniamo al fatidico 38’. Falcao inseguiva Platini e lo atterrava a una decina di metri dall’area di rigore della Roma. Punizione che batteva lo specialista Platini. E che sia uno specialista nessuno può avere ora dei dubbi. Parabola perfetta con palla che scavalca la barriera e piomba dall’alto nel “sette” dell’esterrefatto Tancredi. Folla più interdetta che preoccupata. 1-1, ma va bene lo stesso. La Juve è sempre a cinque punti, si commenta sugli spalti. Arriva però 3’ dopo la doccia fredda. Gentile manda un lungo traversone in avanti, Bettega ai limiti dell’area di rigore della Roma si alza e di testa lancia in avanti Platini che è costretto a raggiungere sul fondo una palla forse troppo lunga. Dal fondo il francese pennella un magnifico pallonetto che Brio, gettandosi in avanti, schiaccia di testa in rete. Questa volta fa impressione il silenzio dell’Olimpico. Né le proteste, neppure molte sentite dei giallorossi, servono a riscaldare il gelo dell’ambiente. Si fa segno a Barbaresco che Platini sarebbe scattato in posizione di fuorigioco sul colpo di testa di Bettega. L’arbitro non sente ragioni e forse non ha torto a ritenere valida l’azione. Ecco in queste breve note di cronaca il succo di una partita folle anche se, bisogna riconoscerlo, ha prodotto un risultato che non fa una piega. A Roma si parlerà a lungo di beffa, di fatalità, di “irrazionalità” del calcio, ma sia ben chiaro che la Juve non ha rubato nulla all’Olimpico. Diciamo che ha avuto soprattutto la forza morale di rovesciare negli ultimi dieci minuti una situazione che sembrava sino all’occasione da gol di Iorio chiaramente compromessa. Non solo perché la squadra di Ledholm era giustamente in vantaggio, ma perché fino al gol di Falcao la Juve era stata totalmente stregata dalla manovra giallorossa. Liedholm aveva messo a punto un piano strategico perfetto anche se, all’annuncio delle formazioni, aveva suscitato molte perplessità. Proprio per la gara-scudetto il tecnico svedese aveva rivoluzionato lo schieramento titolare. Fuori Maldera, Prohaska (neppure portato in panchina) e Iorio. Al loro posto c’erano Nappi, Righetti e Valigi, notoriamente dei rincalzi. Nelle intenzioni di Liehdolm non c’era solo il desiderio di “rinfrescare” una squadra apparsa ultimamente affaticata, ma quello più concreto di avviluppare la Juventus in una morsa a centrocampo. Con Righetti in difesa, Di Bartolomei avrebbe fatto il libero in più, davanti allos schieramento difensivo. Valigi al posto di Iorio serviva a infittire le maglie di una squadra che puntava chiaramente a tenere bassissimo il ritmo della gara e allo 0-0. Sul fronte offensivo, la trovata era un Falcao in posizione di punta centrale, mentre Pruzzo si allargava sule fasce, l’idera era di “stanare” Brio e tenere in area di rigore l’inesperto Bonini. Un piano che per più di un’ora ha funzionato a meraviglia visto che la Juve non solo non è riuscita ad esprimere nulla in fase offensiva, ma che la partita era stata totalmente gelata. Dei portieri, solo Zoff era dovuto intervenire per deviare un tiro da lontano di Conti. I bianconeri potevano recriminare solo per un paio di falli da rigore di cui sembravano essere rimasti vittima Rossi e Platini, ma null’altro. L’attacco juventino era privo assolutamente di rifornimenti e il centrocampo non riusciva ad esprimere idee, nè la Juve nel suo insieme sapeva elevare il ritmo della partita. A conclusione di tutto era venuto anche il gol di Falcao da posizione di centravanti. Cosa si poteva pretendere di più dal tecnico svedere? A quel punto era il vero trionfatore della partita.

Con il senno di poi ora qualcuno dirà che Liedholm ha snaturato la squadra. Nullad i più falso. La verità è che finchè l’incontro è filato sul piano della logica, la Roma lo ha tenuto saldamente in pugno. Quando la Juve si è decisa (un po’ come era avvenuto all’andata) a gettare alle ortiche ogni prudenza, ogni schema (visto che ormai tutto era perduto) e a mettere sul piatto della bilancia il suo smisurato orgoglio, ecco che la gara è uscita di senno ed è accaduto di tutto, anche la vittoria fino a quel punto “incredibile” per i bianconeri. Complice forse un pizzico di eccessiva sicurezza dei giallorossi, che hanno arretrato troppo le proprie linee difensive consentendo al genio di Platini di esplodere. Per assurdo ora si può dire che il gol di Falcao ha fatto più male che bene alla Roma. Se il brasiliano non segnava, la gara finiva sulla 0-0. Invevce i giallorossi hanno sperimentato cosa significa svegliare il can che dorme… - da La Gazzetta dello Sport del 07.03.1983

AMARCORD DI SERGIO BRIO: Il gol contro la Roma all’Olimpico, forse quello che i tifosi juventini ricordano più volentieri, non contrinuì purtroppo alla vittoria finale del campionato, in quanto la Roma poi vinse meritatamente lo scudetto. Segnò nel primo tempo Falcao, poi nella ripresa fece un gran gol Platini su punizione e nel finale, su cross dello stesso Platini, feci gol sul secondo palo di testa gelando lo stadio. Mi ricordo che mentre uscivo dal campo per avviarmi negli spogliatoi, nel tunnel di collegamento col campo da gioco, mentee mi intervistava Galeazzi mi attaccò un pastore tedesco dandomi un morso sulla coscia. Purtroppo, vivendo a Roma per lavoro, i tifosi giallorossi non si sono ancora scordati di questi episodi e in qualche occasione bonariamente ne pago le conseguenze!