10.11.1985

JUVENTUS - ROMA 3-1

Maglie Juventus Roma 1985/86

JUVENTUS – ROMA 3-1

Torino, Stadio Comunale, 10.11.1985

10ª Giornata di Campionato


RETI: 10’ Mauro (J); 37’ Pruzzo rig. (R); 58’ Laudrup (J); 70’ Serena (J)


JUVENTUS: Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini, Pioli, Scirea; Mauro (84’ Bonetti), Manfredonia, Serena; Platini, Laudrup – All. Trapattoni


ROMA: Tancredi, Oddi, Bonetti; Boniek, Nela, Righetti; Conti, Gerolin, Pruzzo; Ancelotti, Graziani - All. Sormani e Eriksson


ARBITRO: Lo Bello di Siracusa


CLASSIFICA: Juventus p. 18; Milan p. 14; Inter, Napoli p. 13; Fiorentina p. 12; Roma, Torino p. 11; Atalanta, Avellino, Verona p. 9; Pisa, Sampdoria, Udinese p. 8; Bari p. 7; Como, Lecce p. 5


CRONACA: Immediato riscatto in campionato da parte della Juventus dopo la battuta d’arresto di Napoli, come dire che la corsa riprende con il medesimo ritmo, il tutt’altro che sopito entusiasmo, insomma con la personalità che aveva contraddistinto la marcia bianconera nelle prime otto giornate di torneo. Il suo distacco sulla seconda è tornato cospicuo, per le altre siamo quasi al centro classifica sotto il profilo dell’equilibrio. La Juventus ha dunque sistemato la Roma nel corso di una gara dai due volti: un primo tempo abbastanza equilibrato, un secondo in cui una formazione ha innestato la marcia in più, l’altra ha messo a nudo i propri attuali limiti. Il divario di reti che ha confezionato l’esito non è dunque bugiardo. Diremo di più: quando nell’intervallo si andava a rivedere mentalmente il pareggio romanista scaturito da un cervellotico calcio di rigore che stranamente un arbitro del calibro di Lo Bello aveva elargito ai romanisti, ci si convinceva che il divario tra le due formazioni non era comunque tale da non dovere impensierire né la Juve né i suoi sostenitori. In parole povere, un regaluccio ci poteva anche stare, avrebbero provveduto in seguito nel corso della ripresa Platini e i suoi compagni a restituire alla capolista ruolo e classifica che le competono al momento attuale. Perché – sia detto a chiare lettere – la Juventus sul piano del gioco non sembra avere rivali in questa prima fase del torneo. Siamo giunti a un terzo del cammino, l’undici bianconero da l’idea precisa della compiutezza, può sostituire Brio con Pioli e la sua retroguardia non  ne soffre, può attendere con pazienza il momento opportuno per colpire e quel momento giunge inesorabile. Diremmo che questo collettivo possiede non poche versioni di gioco, non è come si sente dire utilitarista e niente più: all’opposto sa diversificare le azioni, produrre gioco in manovra, ma anche fiondare in contropiede, sa perfino inventare nuovi schemi per le punizioni come è accaduto al 10’: i difensori romanisti si attendevano un tiro a parabola da Platini che invece ha appoggiato in avanti rasoterra per Mauro, il quale, effettuati due passi, ha centrato il bersaglio ingannando Tancredi. Al 26’ la Juventus ha operato sulla destra con Serena il cui cross molto teso ha colpito tra braccio e petto Righetti, l’arbitro ha fatto cenno di proseguire. Undici minuti dopo, su un’azione assai più chiara in tema di intenzionalità, Lo Bello ha concesso il rigore: l’azione era nata sulla sinistra dove un Boniek puntiglioso, talvolta perfino scatenato, comunque sempre efficiente, aveva servito Ancelotti il cui lancio era pervenuto a Conti: l’ala destra controllava la sfera e la batteva per il cross, ma sulla traiettoria si trovava, a circa tre metri, Cabrini che fermava la palla col braccio, ma in azione del tutto involontaria: classico caso della palla che va verso il braccio e non viceversa. Ma l’arbitro era di differente avviso e decretava il penalty tra le vibrate proteste dei bianconeri; batteva Pruzzo rasoterra e sanciva il momentaneo pareggio. Spalti il tumulto ovviamente, invettive nei confronti della stampa per via degli strascichi susseguiti a Juve-Verona di Coppa dei Campioni. Sembrava che Lo Bello avesse acceso una miccia e qualcuno temeva per la ripresa, che non fosse fonte di degenerazioni.  Ma provvedevano in due affinchè ciò non si verificasse: la Juventus con un “forcing” iniziale di ripresa da metter sotto la difesa avversaria in lungo e in largo e la Roma denunciando limiti di organizzazione sin troppo vistosi uniti a mediocre qualità naturale sotto il profilo tecnico di taluni suoi centrocampisti. La differenza tra Bonini e Manfredonia da una parte e Gerolin e Ancelotti dall’altra già rappresentavano un esempio di come era da interpretare il gioco in chiave tecnico-tattica. Si aggiunga un Cabrini superlativo a confermare le sue doti eccezionali a tutto campo. E non si dimentichi un Platini che pur non accentuando la propria prestazione in senso quantitativo ha offerto il meglio per quanto concerne la misura degli interventi a pro dell’attacco. Triangolazioni simultanee, smarcamenti altrettanto rapidi, la retroguardia giallorossa fatta a pezzi: nessuna meraviglia per il gol di Laudrup al 58’: scambio con Serena, inserimento in area e tiro che non perdona. Dodici minuti dopo altro scambio in profondità tra Mauro e Serena il cui “di tacco” ha avuto davvero dello strabiliante. Sul 3-1 la Juventus si è fermata un po’ per riprendere verso la fine e dare a Tancredi la possibilità di confermarsi ottimo portiere con una deviazione su tiro bruciante di Serena. La Roma ha ancora tentato con un Boniek inesauribile. Ma ormai non c’era che da inchinarsi ai più forti: un’altra trasferta amara per i giallorossi e il senso d’inanità offensiva preoccupante oltre alle già citate sfasature a centrocampo. – da La Gazzetta dello Sport del 11.11.1985