I bianconeri protagonisti in Coppa Italia nella stagione dei rimpianti, 1982-83, in cui prima svanisce il traguardo scudetto (nonostante un ottimo girone di ritorno) e poi la Coppa dei Campioni, lasciata a Magath e al suo Amburgo allo stadio Olimpico di Atene. Ma ecco la Coppa Italia, che dopo il girone eliminatorio (vinto a spese di Milan, Genoa, Catania, Padova e Pescara) e i quarti (superato il Bari) era andata in letargo fino a giugno. Si ricomincia dai quarti e tocca alla Roma subire stavolta la voglia di riscatto dei bianconeri: 3-0 a Torino, con le firme di Cabrini, Platini e Boniek, e 2-1 a Roma, con gol di Tardelli e Boniek.

Semifinale: tocca all’Inter e tutto sembra mettersi per il meglio. A Torino, l’11 giugno, un’autorete di Beppe Baresi e un gol di Galderisi mettono in sella i bianconeri, ma nel finale prima l’Inter accorcia le distanze, poi la Juve fallisce un rigore che rimetterebbe le cose a posto. Il ritorno a Milano viene comunque superato senza danni, e lo 0-0 porta la Juve dritta in finale.

Ad attendere gli uomini del Trap c’è il Verona, autentica rivelazione della stagione che l’ha vista a lungo contendere il primato in classifica alla Roma. Al Bentegodi i gialloblu giocano meglio e alla distanza si impongono con merito per 2-0. Mezza coppa è nelle loro mani. Al ritorno, il 22 giugno, serve una grande prova d’orgoglio per ribaltare il risultato. E la Juve trova la forza per compiere l’autentica impresa. Paolo Rossi segna in apertura il gol della speranza, poi Bodini vieta ai veneti il pari in un paio di occasioni prima che Platini, nei minuti finali, spedisca in porta il gol che consegna ai supplementari l’assegnazione del trofeo.

Ancora batti e ribatti tra squadre stanchissime, fino a quando una formidabile azione di Cabrini sulla fascia sinistra viene trasformata in gol vincente da una spettacolare deviazione di Platini. 3 a 0 e Coppa Italia alla Juve. Che, tanto per gradire, chiuderà la stagione andando a vincere anche il Mundialito per club, quindici giorni dopo, quando già l’estate avanza.


Torino, Stadio Comunale, 22.06.1983

- Coppa Italia – Finale – Ritorno

RETI: 8’ Rossi P. (J); 81’ Platini (J); 119’ Platini (J)

JUVENTUS: Bodini, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio (75’ Storgato), Scirea; Marocchino (60’ Furino), Tardelli, Rossi P. Platini, Boniek – All. Trapattoni

VERONA: Garella, Oddi, Marangon; Volpati, Guidetti, Tricella; Fanna, Sacchetti, Di Gennaro; Dirceu, Penzo - All. Bagnoli

ARBITRO: Longhi di Roma


La Gazzetta dello Sport del 23/06/1983

CRONACA: La Juve ce l’ha fatta! Proprio al termine della stagione ufficiale (mancava un minuto e mezzo alla fine di tutto) ha conquista la settima coppa Italia della sua storia e, almeno sul piano statistico, ha chiuso positivamente un’annata nella quale sembrava dovesse andare tutto storto. Non ricordiamo a memoria le altre vittorie di coppa, ma pensiamo che questa sia stata la più sofferta per i bianconeri. Dopo lo 0-2 di Verona, sembrava che per gli uomini di Trapattoni non ci fossero più soverchie speranze. Poteva riuscire a ribaltare la situazione la Juve solo a patto di trasformarsi completamente. E ieri sera ciò è avvenuto. Un’altra squadra rispetto alla gara d’andata e soprattutto un altro Platini, una volta di più determinante. Due gol decisivi e una prestazione all’altezza della sua fama. A Verona Platini non era quasi visto, ieri sera ha trascinato alla vittoria la squadra con un Cabrini che, riprendendo il posto (a Verona c’era Prandelli) ha dato ben altra spinta alla squadra e con un Paolo Rossi che almeno in questa occasione non ha deluso. Il Verona cade con l’onore della armi. Ha perso la Coppa Italia dopo 119’ minuti di lotta strenua. Al Bentegodi aveva dominato e forse aveva anche sciupato la grande occasione di mettere al tappeto la Juve quand’era rimasta in dieci e sembrava in balia dell’avversario. Ieri sera non è riuscito a fermare un avversario scatenato e, anzi, frenato dal pensiero di difendere il 2-0, ha snaturato il suo gioco.

Bianconeri subito scatenati, ma è Di Gennaro a portare il primo pericolo alla porta della Juve al 2’. Il centravanti, smarcato da Sacchetti, salta Bodini in uscita, ma finisce sul fondo e da lì non riesce più ad “inquadrare” la porta. E’ la Juve però ad andare in gol all’8’ e finalmente con Paolo Rossi che elabora e conclude. Il centravanti, infatti, con un bel pallonetto proietta a rete Marocchino, Garella esce d’anticipo sull’ala, ma non allontana il pallone che finisce a Boniek: tiro trasversale che si spegne tra le gambe di Rossi. A pochi metri dalla rete sguarnita, Pablito non fallisce. Un 1-0 importante per la Juve perché repentino. Al 16’ Platini si esibisce al limite dell’area veronese, vibra il destro al tiro, la palla ha una pericolosa deviazione, spiazza Garella, ma esce sul fondo. Al 19’ Rossi fallisce un’occasione, liberato a rete da una combinazione Platini-Boniek: ben per lui che il guardalinee lo aveva segnalato in fuorigioco. Risponde Penzo al 20’ con una punizione-bomba che Bodini devia con un gran balzo. Anche Garella al 22’ è bravo a deviare in angolo una sberla di Cabrini. La squadra gialloblu appare troppo guardinga. Non si capisce bene se preferisce amministrare il vantaggio (che però ormai si è ridotto al lumicino), oppure se non trova la chiave giusta per rovesciare il gioco nella metà campo bianconera. Volpati, Di Gennaro e Fanna non stanno ripetendo la bella prova dell’andata e Dirceu gira a vuoto, mentre Penzo è finito sotto le grinfie di un Brio che non fa complimenti. Soprattutto agli uomini di Bagnoli non riescono gli scambi in velocità. Al 40’ Garella salva la propria porta quando di piede con un bell’intuito respinge un pallone rasoterra di Boniek lanciato magistralmente a rete da Platini. Sembrava gol fatto…

Anche Di Gennaro al 43’ ha una discreta palla al limite dell’area, ma il suo tiro finisce alto. La Juve riparte con furia. Prima Rossi da destra, poi Marocchino da sinistra rimettono dal fondo palloni che Boniek spreca: soprattutto nella seconda occasione, su tocco smarcante di Rossi, dopo il cross dell’ala, il polacco si fa incredibilmente stoppare il tiro. Comunque la gara è sempre strettamente in pugno ai bianconeri ben più vivi che al “Bentegodi”. Inoltre la presenza di Marocchino e Cabrini si sente e anche Rossi appare più concreto. Grosso brivido per la porta juventin al 9’: errore di Brio su cross innocuo di Fanna, Penzo in agguato costringe Scirea a deviare affannosamente, palla a Dirceu in ottima posizione. Il tiro del brasiliano è deviato di quel tanto perché non disturbi Bodini ormai tagliato fuori. Al 12’ Rossi, su tocco di Platini, si libera al tiro, ma Garella alza oltre la traversa. La Juve comunque non molla la presa e tiene sempre sotto pressione il Verona. Al 15’ Trapattoni deve fare uscire Marocchino dolorante (applausi calorosi per il suo commiato) e al suo posto mandare in campo Furino. Al 21’, dopo una fase di stanca, Platini scalda il pubblico con un guizzo e un tiro da fuori che fa venire i capelli bianchi a Garella: la palla esce lambendo il palo. Al 26’ azione di Rossi-Platini-Boniek, smarcato sulla destra il tiro del polacco è deviato in corner da Garella. Il Verona cerca di respirare con azioni di contropiede affidate a Fanna e Penzo. Ma non c’è precisione degli attaccanti gialloblu e oltretutto Bodini sembra in serata di vena. Al 30’ esce Brio, anche lui non al meglio della condizione, ed enta Storgato. Al 34’ Platini da sinistra cerca di scardinare la saracinesca veronese con un tiro maligno ad effetto che aggira tutti e va a cercare l’angolo opposto. Ma Garella è in vena di miracoli e di pugno devia con un gran balzo e soprattutto con grande intuito. Tiri a ripetizione dei bianconeri al 34’ con Volpati nella veste del pungiball provvidenziale. AL 36’ il portiere veronese nulla può contro un guizzo favoloso di Platini che si getta a scivolone su una palla lunga di Gentile filtrata (e lasciata da Rossi) fino al palo sinistro del Verona. E’ il 2-0 che porta ai supplementari.

Primo tempo supplementare: al 2’ subito una grande occasione per Platini su cross di Rossi, Il francese è solo in area, mira all’angolino opposto fintando su Garella, ma Volpati devia di quel tanto da mandare il pallone a strisciare sul palo e quindi fuori. E’ l’unica azione degna di nota di questo periodo. La partita diventa sempre più astiosa. Longhi non dimostra di saperla tenere in pugno e fioccano le ammonizioni. Le squadre cambiano campo per la seconda parte dei supplementari. Al 2’ Bodini esce su Di Gennaro lanciato a rete: blocca il pallone e rimedia una botta. Al 6’ Fanna va via sa solo, semina tre o quattro bianconeri però al momento del tiro si fa stoppare in angolo puerilmente. Brivido al 9’ per un liscio di Bonini davanti a Bodini. Penzo è in agguato ma non riesce ad intervenire. Occasione per la Juve al 12’ su attacchi di Rossi, Boniek e Platini ed conclusione di Scirea da ottima posizione. E’ Tricella a salvare proprio all’ultimo istante. A poco più di un minuto dalla fine Cabrini ruba un pallone, si getta in avanti, dal fondo crossa sotto rete, il pallone sfugge ad un nugolo di giocatori ma non a Michel Platini che come una furia in corsa insacca nella porta dell’esterrefatto Garella. E’ il trentesimo gol stagionale del francese che sigla l’unica conquista della Juve dell’anno.



Maglia Juventus Finale Coppa Italia 1982/83
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A difendere la porta juventina c’era Luciano Bodini. Un anno dopo aver alzato da capitano la Coppa del Mondo in Spagna, Dino Zoff diede l’addio e lasciò la platea al suo fedele secondo per l’ultima incredibile cavalcata.

Ecco il ricordo di uno dei più grandi numeri dodici della storia bianconera tratto dal libro “Secondo me” di Nicola Calzaretta: «La fase finale della Coppa la feci io, da titolare. Trapattoni avevo deciso così, anche se prima di darmi l’annuncio, chiese a Zoff cosa ne pensasse. Superammo la Roma nei quarti, quindi l’Inter in semifinale ed il Verona in finale. All’andata perdemmo 2-0 e Penzo fu il vero mattatore, ma noi giocammo tutto il secondo tempo in dieci per l’espulsione di Galderisi. Al ritorno andammo in campo motivati al massimo e con la giusta dose di rabbia.

Volevamo assolutamente vincere quel trofeo che avrebbe reso meno amara la grande delusione di Atene. Rossi e Platini firmarono il 2-0 che ci porto all’overtime. Ormai mi ero già mentalmente preparato ai calci di rigore visto che stava scadendo anche l’ultimo minuto del secondo tempo supplementare e nessuno aveva segnato. Ma arrivò il guizzo finale di Michel per il 3-0. Vincemmo col cuore, con la grinta, con il carattere. Ricordo ancora Scirea che alzò il trofeo ed il giro d’onore in un Comunale in festa».

Luciano Bodini
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Gazzetta dello Sport 23.06.1983
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