Una premessa doverosa e poco conosciuta.
Prima di addentrarci nella narrazione dei fatti, è doveroso compiere una premessa riguardo i rapporti tra i tifosi della Juventus e del Liverpool antecedenti quel maledetto 29 maggio 1985. La tifoseria bianconera fin dalla sua nascita nutriva profonda stima verso i supporters dei Reds. Esempi significativi possono essere ricondotti al video, presente nel film Ragazzi di Stadio, in cui il leader Beppe Rossi faceva sentire i cori della Kop con grande ammirazione e stima per l’unicità di tale curva.
Non bisogna inoltre dimenticare che solo l’anno prima, nel 1984, quando il Liverpool vinse a Roma la Coppa dei Campioni, il centro di Torino fu invaso da migliaia di fans bianconeri che festeggiarono la sconfitta dei giallorossi. Un testimone lì presente, che abbiamo avuto la fortuna di poter incontrare, ci ha raccontato di quanto “è indelebile nella mia mente che la targhetta riportante la scritta via Roma divenne via Liverpool”.
I tifosi della Juve avevano anche preparato per l’occasione uno striscione ad hoc che recitava: vinci per noi magico Liverpool, la Filadelfia è con te. Nella stessa circostanza, alla sede del più grande club della Juve in via Bogino, era stata srotolata un’enorme bandiera inglese con l’effige del Liverpool, portata dall’Inghilterra in seguito ad un viaggio di studio dei sostenitori bianconeri nella città dei Beatles.
Numerose sono state poi le persone giunte a Liverpool per imparare i comportamenti e i modi di fare dei Reds. Questa ammirazione nei loro confronti era visibile anche nei giorni prima della partita dell’Heysel e si era tramutata in scambi di sciarpe, maglie e di bevute collettive nei pub.
Tuttavia nell’imminenza della delicata sfida, complice la posta in palio, la tensione era salita e molti inglesi privi di biglietto volevano ugualmente entrare allo stadio. Alcuni tifosi della Juve, incautamente, vennero a contatto con gruppi di sostenitori del Liverpool, lanciando oggetti verso i tifosi avversari.
Questo clima di crescente agitazione esplose nei tragici fatti che possiamo ancora vedere in televisione o che ritornano alla mente nei sopravvissuti e a che breve vi racconteremo.
Certamente questa introduzione non vuole giustificare quanto successo, ma conoscendo il calcio inglese -e in particolare la tifoseria del Liverpool, protagonista suo malgrado anche dei fatti di Hillsborough- viene da pensare che l’Heysel sia stato un incidente non cercato. La tifoseria del Liverpool non è infatti considerata una della più violente in Inghilterra, a patto di non essere provocata, ma è nota soprattutto per cercare amicizia e goliardia.
Uno stadio inadeguato e fatiscente.
Per capire le cause di una strage di tali dimensioni, avvenuta per una normalissima finale di Coppa dei Campioni, occorre partire dalla scelta dello stadio da parte dell’UEFA, l’organo amministrativo del calcio europeo, la quale aveva disposto che la finale venisse giocata nel vecchio stadio Heysel; tale decisione era stata fortemente critica dai due club per tutta una serie di ragioni:
• l’impianto era fatiscente, privo di adeguate uscite di sicurezza e di corridoi di soccorso;
• campo e tribune erano mal tenuti;
• i muri divisori erano vecchi, fragili e dagli stessi cadevano pezzi di calcinacci;
• lo scarico dei servizi igienici colava dalle pareti, rendendo le stesse ancora più vulnerabili.
Per quanto riguarda invece la disposizione all’interno dell’Heysel, i tifosi vennero così sistemati: a numerosi supporter italiani, molti dei quali appartenenti a gruppi organizzati, vennero riservati i settori N, O, M situati nella curva opposta rispetto ai settori X e Y occupati dai tifosi del Liverpool; tanti altri spettatori si organizzarono autonomamente nell’acquisto dei tagliandi e si trovarono collocati nella tribuna Z, riservata al pubblico neutro, separati da due inadeguate reti metalliche (passate alla storia come chicken wires, ovvero reti per polli) dalla curva dei tifosi inglesi.
I presagi della strage.
Qualche ora prima dell’inizio della partita, dopo un pomeriggio trascorso tra piccoli scontri, furti, rapine, ma anche con incontri pacifici tra le tifoserie si poterono intravedere le prime, spiacevoli e premonitrici sorprese:La cronaca e i perché di quanto accaduto.
E così, un’ora prima del fischio d’inizio, si assistette a quella tragedia passata alla storia come “Strage dell’Heysel”: i famigerati hooligans si spinsero verso il settore Z cercando di compiere il cosiddetto “take an end”, ovvero tentarono di conquistare la curva, sfondando le reti divisorie. Occorre tuttavia compiere alcune precisazioni, legate soprattutto al diverso modo di concepire il tifo in Italia e in Inghilterra, sebbene i tifosi del Liverpool pensassero (erroneamente) fosse il medesimo. Negli anni ’70 e ’80 in tutta Oltremanica divampava il fenomeno degli hooligans, una delle cui caratteristiche era il tentativo di conquista della curva avversaria, specialmente durante i match in trasferta. Probabilmente, molti Reds non avevano affatto intenzione di attaccare gli juventini, ma solo di simulare la carica per spaventare gli avversari, una pratica di uso comune nel campionato inglese ma sconosciuta in Italia. Gli hooligans del Liverpool sostennero così di aver caricato più volte a scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori presenti nel Settore Z, impauriti, anche per il mancato intervento e per l’assoluta impreparazione delle forze dell’ordine belghe, che ingenuamente ostacolavano la fuga degli italiani verso il campo manganellandoli, furono costretti ad arretrare contro il muro opposto alla curva dei sostenitori del Liverpool. Inoltre, memori degli incidenti della finale di Roma di un anno prima, gli hooligans del Liverpool si aspettavano forse una reazione altrettanto violenta da parte dei tifosi juventini. Gli inglesi, inoltre, si organizzarono studiando perfettamente le vie della città intorno allo stadio e preparandosi allo scontro che loro stessi credevano sarebbe stato violentissimo, proprio come avvenuto nella finale di Coppa Campioni di Roma del 1984. In quell’occasione, infatti, numerosi tifosi della Roma, delusi per la sconfitta subita ai rigori, al termine dell’incontro iniziarono una autentica caccia all’inglese nelle stradine limitrofe all’Olimpico. Essendo però gli ultras bianconeri situati nella curva opposta, la tanta sperata reazione che si auspicavano i Reds non avvenne.La decisione di UEFA e forze dellordine: si gioca.
Tuttavia, al fine di evitare ulteriori tensioni tra le tifoserie, con i giocatori
di entrambe le squadre parzialmente a conoscenza dei fatti, si decise ugualmente
di disputare la partita.
La decisione fu presa dalle forze dellordine belghe e dai dirigenti UEFA.
Il commentatore della RAI Bruno Pizzul accolse con disappunto la decisione di
disputare comunque lincontro, promettendo al pubblico di commentarlo nel
modo più asettico possibile. La televisione tedesca si rifiutò
di trasmettere la partita, mentre quella austriaca, pur non interrompendo la
diretta, sospese la radiocronaca, mettendo in sovrimpressione una scritta che
recitava: Questa che andiamo a trasmettere non è una manifestazione
sportiva.
Al termine dellincontro la Juventus si aggiudicò la Coppa Campioni,
sconfiggendo il Liverpool 1-0 grazie a un gol su rigore di Michel Platini.
Il dopo-gara tra critiche e censure.
Alcuni giocatori della Juventus, tra cui il suo leader Michel Platini, autore
della rete decisiva, furono molto criticati per essersi lasciati andare a esultanze
eccessive vista la gravità degli eventi, ma la gioia durò poco:
infatti lo stesso Platini il giorno dopo, quando tutti erano venuti a conoscenza
della morte di 39 persone, dichiarò che innanzi a una tragedia di quel
genere i festeggiamenti sportivi passavano in secondo piano. Anche Giampiero
Boniperti, presidente bianconero, affermò che di fronte a quella situazione
non era il caso di festeggiare la vittoria, mentre il sindaco di Torino censurò
lesultanza nelle strade dei concittadini tifosi.
Le dichiarazioni dei giocatori.
Nel 1995, in occasione del 10º anniversario della strage, Platini disse
in unintervista rilasciata al quotidiano La Stampa che i giocatori erano
a conoscenza solo parzialmente dellaccaduto e che i festeggiamenti per
la vittoria insieme al resto della tifoseria juventina presente allo stadio,
quasi ignara della vera situazione, fossero gesti spontanei.
In unaltra intervista Zbigniew Boniek confessò che non avrebbe
voluto giocare quellincontro e che non ritirò il premio partita
per quella vittoria, mentre nel 2005 Marco Tardelli si scusò per i festeggiamenti
nel corso di un dibattito televisivo.
Il seguito.
Alcuni dirigenti juventini e Michel Platini si recarono a fare visita ai feriti
negli ospedali della zona, mentre nella camera mortuaria allestita allinterno
di una caserma i parenti delle vittime furono accolti da Re Baldovino e dalla
consorte Fabiola.
Nei giorni successivi lUEFA, su proposta del Governo di Londra e visti
altri simili precedenti, come il disastro di Bradford avvenuto soli 18 giorni
prima, decise di escludere le squadre inglesi a tempo indeterminato dalle Coppe
europee e il Liverpool per ulteriori tre stagioni (poi ridotta a una). Il provvedimento
fu applicato fino al 1990, un anno dopo la strage di Hillsborough, che vide
protagonisti i tifosi del Liverpool, una tragedia consumatasi non per aggressione
di facinorosi, ma per inadempienze dei servizi dordine.
Nel 1988 il regista Marco Tullio Giordana diresse il film drammatico Appuntamento
a Liverpool, ispirato alle vicende successive alla strage dellHeysel,
che vedeva Isabella Ferrari come protagonista nel ruolo della figlia di una
delle vittime, alla ricerca dellassassino del padre.
Dal 2000 allinterno dello stadio una targa commemorativa ricorda la tragedia
del 1985.
Squadre inglesi escluse dal 1985-1986 al 1990-1991.
I club inglesi che nei cinque anni successivi (sei anni per il Liverpool) non
poterono partecipare alle competizioni UEFA furono 15.
Everton; Manchester United; Liverpool; Tottenham; Southampton; Norwich City; West Ham; Sheffield Wednesday; Oxford United; Coventry City; Arsenal; Wimbledon; Nottingham Forest; Luton Town; Derby County.
La Supercoppa Europea 1985 tra Juventus (vincitrice della Coppa dei Campioni
1984-1985) ed Everton (vincitore della Coppa delle Coppe 1984-1985) non venne
disputata in seguito alla squalifica di tutti i club inglesi.
La squalifica del Liverpool terminò nel 1991 anziché nel 1990:
di conseguenza i Reds furono esclusi dalla Coppa dei Campioni 1990-1991 e ricominciarono
a disputare le competizioni europee a partire dalla Coppa UEFA 1991-1992
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